Cui prodest? (“a chi giova?”), cui bono? (“chi ne beneficia?”)
Questa è la domanda che dobbiamo farci se vogliamo comprendere l’operazione Monumentando.
Ne beneficiano i cittadini, i proprietari dei monumenti, che vengono sequestrati per anni, e restituiti dopo brevi restauri disastrosi che danneggiano i monumenti e dal costo di poche centinaia di euro?
Ne beneficia l’immagine turistica della città, i turisti come i cittadini non possono vedere, nè accedere ai monumenti per anni, contro quanto stabilito dall’art 49 del Codice dei Beni Culturali, hanno forse effettuato il viaggio per ammirare i cartelloni dei confetti o delle mutande?
Ne beneficiano forse le casse del Comune, visto che il comune ha perso oltre trenta milioni di euro che avrebbe potuto incassare gestendo in proprio la pubblicità sui mega cartelloni? Invece di regalare l’incasso ad un privato?
Ne beneficia la legalità e trasparenza del Comune, visto che Monumentando è contro quanto stabilito dal Codice degli Appalti, contro quanto stabilito dal DLGS sulle Sponsorizzazioni, contro il Codice dei Beni Culturali agli art 49 e seguenti, contro il Codice della Strada, contro il Regolamento comunale della pubblicità e affissione, contro quanto stabilito dalle raccomandazioni della Corte dei Conti, contro le ripetute raccomandazioni della Autorità Nazionale Anticorruzione di Cantone, contro la Delibera finale su Monumentando della Autorità Nazionale Anticorruzione di Cantone del Giugno 2017, contro quanto statuito dal Tar della Campania con Sentenza pubblicata il 27/11/2018, contro l’interesse pubblico, contro quanto stabilito dalla ragionevolezza, dalla prudenza e dalla buona gestione delle finanze comunali?
No, Monumentando è utilissimo ad una società privata ben poco trasparente perché fino alla nostra denuncia, aveva il trenta per cento delle quote di proprietà di una fiduciaria, quindi con soci celati e nonostante la presenza della fiduciaria si è vista assegnare dal Comune contro legge, un appalto che vale svariate decine di milioni di euro.
Questa società,la Unooutdoor grazie a questa operazione scellerata, in un sol colpo supera tutti i limiti stabiliti per i centri storici per la pubblicità e affissione, tutti i limiti stabiliti per la tutela dei Beni Culturali.
Inoltre non paga occupazione di suolo pubblico e paga la metà della imposta base della pubblicità e affissione, supera e distrugge la concorrenza dei pubblicitari, monopolizzando il mercato napoletano per dodici anni, incassa oltre trenta milioni di euro e spende poche centinaia di euro per restauri dannosi e farlocchi.
Verrebbe da chiedersi, perché il Comune difende da anni, questa iniziativa scellerata e chi sono i soci occulti di questo affare milionario????