«Non c’è più interesse pubblico per il bene comune ma esiste solo il bene privato delle ditte». Con queste parole Roberto Fico denuncia quello che definiscono il «fallimento» del progetto Monumentando la cui documentazione non ha superato l’esame dell’Anac (Autorità nazionale AntiCorruzione) finendo così nella lente d’ingrandimento della Procura e della Corte dei Conti.
Tempi faraonici e guadagni rimasti solo sulla carta. Dei 27 i cantieri effettivamente avviati sono 10. Si tratta della Colonna Spezzata, dell’obelisco di Portosalvo, delle fontane del Carciofo, Spina Corona, della Maruzza e del Seguro a piazza Mercato, della statua di San Gaetano ai Decumani, delle Torri aragonesi del Castello del Carmine, della colonna Diaz e del Ponte di Chiaia. Proprio quest’ultimo aveva provocato molti malumori soprattutto tra gli imprenditori della zona che da anni sono barricati tra le impalcature.
Con tanto di contratto alla mano, definito da Roberto Fico «capestro», il M5s ne evidenzia le criticità partendo da fatto che «favorisce la ditta e niente più ed è unica ditta che sì è presentata – ha affermato Fico – de Magistris, da magistrato, avrebbe indagato se stesso, avrebbe cioè indagato un sindaco per un contratto simile. Il collaudo che viene effettuato dallo stesso direttore dei lavori. Controllore e controllato, insomma, coincidono». Oltre a denunciare il mancato guadagno da parte del Comune, ciò che chiedono Fico e Menna è capire se effettivamente i restauri sono stati eseguiti correttamente, se c’è stata solo una pulizia o proprio un reale restauro.
«Quello che non ci ha convinto è stato il il bando di gara, e il fatto che i monumenti sono stati coperti subito dai cartelloni pubblicitari, ovvero durante la fase di progettazione – ha detto Francesca Menna – invece dovevano essere coperti soltanto con il via ai lavori. Un Comune che è in pre-dissesto non può non pensare che deve tesaurizzare le cose – ha sottolineato – Con questo bando, invece, sembra aver fatto dei regali alla ditta».
di Maria Elefante (Il Mattino)